Prime Esperienze
Il Gatto e La Topa
di roberto69mara
12.01.2018 |
2.373 |
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"Si muove come un automa sicuramente logorato da anni di ripetitivi discorsi da bar e lamentele dei clienti..."
Ore 18.30 piazza di uno sperduto paesino della provincia, strano appuntamento per Roberto. Il sole, che brucia questi giorni d’estate, è ancora alto. Lui è già lì che mi aspettava, attraente ed enigmatico come sempre, mi prende sotto braccio e mi accompagna verso il bar, credo l’unico nel raggio di diversi chilometri. Entriamo, ci vuole qualche secondo per abituare la vista ma gli altri sensi funzionano benissimo. Odore di vino, di cose vecchie e stantie sono avvolti da un parlottio basso e annoiato. La mia vista si abitua in fretta e ora posso guardarmi attorno, lo definirei un ambiente anonimo con un tocco di squallido. Vecchio e triste come i suoi avventori. Davanti a noi il bancone altro in legno scuro, le bottiglie di liquori sulla parete di fondo rivestita di specchi. L’oste sicuramente dimostrava più anni di quelli che aveva, trasandato, con una pancia enorme e lo strofinaccio appoggiato alla spalla. Si muove come un automa sicuramente logorato da anni di ripetitivi discorsi da bar e lamentele dei clienti. Sembra quasi un tutt’uno con l’arredo. Sulla sinistra una serie di macchinette per il gioco. Un uomo infila ossessivamente monetine in uno di quegli aggeggi che con i suoi suoni squillanti sembrava si stesse prendendo gioco di lui. Sulla destra la sala, tavolini rotondi di legno scuro con sedie dalla seduta consunta. Su alcuni tavoli quotidiani mal piegati e stropicciati, la ciotola con le bustine di zucchero e un bicchiere con gli stuzzicadenti. Ci sono almeno una decina di uomini, alcuni soli altri seduti in compagni, tutti con un bicchiere davanti o sulle labbra, il più giovane avrà avuto 55 anni e comunque di aspetto vecchio e sfiduciato. Un vero squallore, non capivo per quale motivo Roberto mi avesse portato in quel posto. “Vai a prendere posto laggiù cara, io intanto ordino”. Lo odiavo profondamente, mi aveva fatto mettere dei tacchi altissimi e un vestitino corto rigorosamente senza mutandine ed ora mi invitava a fare una sfilata davanti a tutti quegli uomini. Mi prende la borsa e ad un orecchio mi sussurra “Amore, falli sognare”. Ecco cosa aveva in mente il maiale, uno spettacolo hot per far impazzire questi anonimi maschietti. Il suo animo di gatto curioso e giocherellone architetta sempre nuovi giochi per intrappolare la sua topa preferita in situazioni apparentemente innocue che si trasformano in veri e propri scenari lussuriosi. Mostro, falsamente, imbarazzo e disdegno nei suoi confronti ma in realtà sto già studiando la distanza che mi separa dal tavolino in fondo alla sala per poterla percorrere nel modo più appariscente possibile. Un profondo respiro mi permette di mettere ben in evidenza il mio generoso decolté e non sarei sorpresa di sapere che i capezzoli siano visibili da sotto la stoffa del vestito. Roberto mi conosce bene e sa quanto mi piaccia avere le attenzioni di uomini vogliosi. Nascosta dietro gli occhiali scuri, percorro la sala per tutta la sua lunghezza, lentamente, un passo dopo l’altro, un passo davanti all’altro in modo che il mio fondoschiena dondoli spudoratamente. Mi sento tutti i loro occhi addosso. Un silenzio surreale fa da sottofondo al rumore emesso dei miei tacchi, anche le macchinette hanno smesso di squittire. Le teste ruotano seguendo il mio avanzare come se mi stessero accompagnando. Sento il mio corpo accarezzato dai loro sporchi pensieri. Arrivo quasi infondo alla sala dove c’è una piccola pedana con dei tavolini, mi sento esaminata, pesata e desiderata, essere al centro delle loro fantasie mi pervade di desiderio e mi infiamma le carni. Mi volto e scorro tutti quei volti che hanno finalmente una scintilla di vita fino a trovare quello di Roberto. L’espressione sul suo volto non mi lascia dubbi … vuole giocare, vuole prendersi gioco di tutti quegli uomini, vuole farmi esibire sapendo che l’adrenalina sta scorrendo dentro di me e una volta stuzzicata sarei capace di qualsiasi pazzia. Decido di assecondarlo dando il colpo di grazia ai miei spettatori. Salgo sulla pedana, nella mano sinistra ho ancora le chiavi dell’auto e involontariamente (per ci vuol credere) la mia presa viene meno, le chiavi cadono a terra proprio davanti ai miei piedi. Il tempo sembrava essersi fermato, il silenzio è assoluto, nessuna mosca vola e nessun uomo respira, attendo qualche secondo poi, con le gambe dritte e leggermente divaricate, mi chino piegando il busto in avanti per raccogliere le chiavi. Sento il vestito che risale lungo i fianchi, più io scendo più il bordo risale fino a scoprirmi il fondo schiena di alcuni centimetri e lasciando completamente esposto il mio frutto proibito reso lucido da un leggero velo di umidità. In sala la tensione è palpabile e sotto voce gli uomini ritrovano l’uso della parola borbottando frasi di approvazione e stupore per questo piccolo e inaspettato teatrino sconcio. Esito qualche secondo nel raccogliere l’oggetto finché non mi rialzo e vado a sedermi. Sono con le spalle alla parete laterale di fondo, gli avventori possono vedere molto chiaramente le mie gambe mentre con gran disinvoltura le accavallo e ammicco con il piedino adornato dai miei tacchi preferiti. Godo nel vedere tutte le loro reazioni, sembrano eccitati, esaltati, elettrizzati, chi beve tutto il contenuto del suo bicchiere, chi parla animatamente con il suo vicino, chi cerca di fare l’indifferente e nel frattempo controlla ogni mio piccolo movimento. Finalmente Roberto mi raggiunge con un sorriso fintamente ingenuo stampato sulla faccia. Si siede al mio fianco dando le spalle ai presenti e coprendo parzialmente la vista delle mie gambe. “Cosa dici, li ho fatti sognare abbastanza?” gli chiedo tra l’eccitato e il divertito. Lui, sorridendo, mi risponde “Sei proprio una puttanella”. Nel frattempo arriva il barista che sembra essersi risvegliato dal letargo, con un vassoio e i nostri bicchieri. L’aperitivo fresco e leggermente alcolico (ameno così mi aveva detto) mi mette in uno stato di allegria, chiacchieriamo del più e del meno e ogni tanto scoppiamo a ridere scompostamente. Arrivano altri due aperitivi e quando il barista fa per portare via i bicchieri vuoti il mio smaliziato marito lo ferma e li fa lasciare al tavolo. Le mani di Roberto giocano con la gonna invitandomi a sedere sul bordo della sedia per esplorare meglio l’interno coscia. I clienti continuano ad allungare il collo per cercare di cogliere qualche lembo di pelle che abilmente Roberto scopre e ricopre ripetutamente. Ancora seduta sul bordo della sedia sento le mani di lui aprire leggermente le mie gambe “resta ferma così”. Prende il bicchiere vuoto e raccoglie un pezzo di ghiaccio. La mano scivola nuovamente fra le mie cosce facendo scorrerei il piccolo cilindro gelato dal ginocchio fino all’inguine. Ha sempre saputo come sorprendermi e ha sempre saputo come farmi eccitare, senza esitazioni infila il cubetto dentro la mia fica. Un gridolino di sorpresa non passa inosservato e da conferma ai porci presenti che quello che avevano sospetto è realmente accaduto. Nuovamente la loro attenzione è completamente su di noi. Questa volta con fare teatrale ripete l’operazione altre due volte chiedendomi ad alta voce “tesoro ma ti sei presa tutto il ghiaccio?”. Roberto si sta divertendo come un bambino allo zoo e di animali da osservare ce n’erano parecchi, prima fra tutti io. I ghiaccioli nella fica, le gambe scoperte, l’essere al centro dell’attenzione di tutti quegli uomini mi sta mandando fuori di testa e questo lo fa impazzire. Adora questi giochi e la sua fantasia non ha limiti. All’improvviso si alza in piedi e dice “tesoro si è fatto tardi, dobbiamo andare”. Prima che io possa ribattere si gira e si incammina verso l’uscita. “Brutto bastardo ed ora come faccio” Sola con la fica piena di ghiaccio, che nel frattempo si sta sciogliendo, circondata da tutti quegli uomini eccitati e in attesa di un nuovo spettacolo. Cerco di contrarre i muscoli pelvici per trattenere il liquido e mi alzo in piedi “Per ora tutto bene” penso. Sempre concentratissima ma anche sempre con tutti gli occhi puntati addosso, faccio i tre passi che mi portano al bordo della pedana strusciando le gambe fra di loro. Mi sembra di essere un atleta sul bordo del trampolino per i tuffi con il pubblico in trepidante attesa di vedere l’esecuzione di una acrobazia perfetta. Non so cosa fare, sento che l’umidità fra le mie gambe sta crescendo … sto per cedere, faccio il passo per scendere dalla pedana e la fica mi tradisce … improvvisamente acqua calda cola lungo le gambe, istintivamente le apro e, senza alcuna volontà da parte mia, un getto d’acqua si riversa sul pavimento proprio come se stessi pisciando. Un boato riempie la sala, qualcuno fischia, qualcuno applaude, altri gridano parole che non riesco a distinguere. L’acqua continua a scorrere lungo le gambe, si creare una piccola pozzanghera sotto i miei piedi. Imbarazzata e scossa da quello che era appena accaduto non riesco a muovermi. Resto immobile a farmi ammirare, mi sazio di tutte quelle attenzioni oscene e indecenti che arrivano delle loro bocce, dai loro occhi, dai loro corpi facendomi sentire cosi dannatamente porca. Un paio di loro si alzano e mi vengono incontro. Turbata riprendo il controllo del mio corpo e percorro velocemente la sala per raggiungere l’uscita passando davanti a Roberto che applaude insieme a questo branco esaltato. Mi raggiunge al parcheggio, mi appoggia all’auto e mi bacia appassionatamente, la mano scivola sotto la gonna per accarezzare delicatamente la mia fica. La sua bocca scende sul mio collo e poi risale fino all’orecchio dove mi sussurra “Amore sei tutta bagnata” ipnotizzata dal suo trasporto gli rispondo “si, sono tutti i tuoi ghiaccioli sciolti”. Porta le dite umide alla bocca per succhiarle lascivamente, mi guarda negli occhi e dice “questa non è acqua”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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